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Casarotto racconta l’anno magico di Breganze Millenium

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L’ex professionista vicentino, ora tecnico delle junior di Breganze Millenium, traccia un profilo di questa stagione magica. “L’arma vincente? Il gruppo e tanta umiltà”

Breganze (VI) – Giusto qualche giorno di relax prima di rituffarsi nell’organizzazione della prossima stagione. Ma c’è il tempo di guardarsi indietro e rivivere mesi magici con una squadra protagonista assoluta del ciclismo femminile giovanile “anche se sarà difficilissimo ripetere quanto fatto quest’anno, dove abbiamo davvero ottenuto il massimo”. Per l’ex professionista vicentino Davide Casarotto il 2014 è stato l’anno del ritorno sull’ammiraglia di Breganze Millenium dopo la breve parentesi di stop al termine del ciclo firmato Lievore Detersivi Artuso Legnami Cicloclub Breganze ’96. “Con il nuovo presidente Federico Zattera ho trovato subito un feeling eccellente. C’era da proseguire su una strada gloriosa tracciata dai dirigenti che per anni hanno portato il ciclismo femminile del Breganze a livelli molto alti”.
Grazie a Wilier Triestina e ad un pool di sponsor mossi da passione e cuore per far crescere la squadra, Casarotto ha formato un team giovane, con quasi tutte atlete di primo anno. “Non nascondo che confrontandomi con il nostro collaboratore Gino Lunardon già nelle uscite prestagionali avevo visto fare cose eccellenti a Bertizzolo e Beggin. Mancava però il confronto diretto in corsa: quello ti dà il punto di visuale giusto e ti fa capire se il lavoro è stato fatto nella direzione migliore. L’inverno è stato fondamentale per creare il gruppo, la squadra, il collettivo. Senza quello non si va da nessuna parte. Senza condividere obiettivi faticando, senza conoscersi poi in corsa non ci si capisce. E’ stato importante parlare molto, confrontarsi. Non posso chiedere ad alcune ragazze di sacrificarsi se non c’è di mezzo un progetto di squadra”.
A Cittiglio la prima rivelazione della stagione. “Proprio il gruppoche volevo – prosegue Casarotto – è venuto fuori subito nel varesotto. Non abbiamo vinto ma abbiamo capito che i valori in campo ci vedevano protagonisti, specie quando la strada saliva e comunque quando c’era da fare selezione”.
Sempre in tema di terra varesina, nella memoria di Casarotto rimarrà sempre l’ultima domenica di giugno, quando nella città giardino si assegnavano i tricolori su strada. “Venivamo da una primavera bellissima. Solo la giornata di San Giorgio in Perlena, sulla strade di casa, con il dominio della Beggin e della Bertizzolo, poteva bastare a farci felici. Invece abbiamo dominato anche a Montignoso, in maniera netta a Sarnonico, abbiamo retto bene il confronto con le élite a Bolzano in una giornata terribile. Ma a Varese mi sono commosso – racconta Casarotto – mi chiedo quando mai in futuro tornerò a vedere, a gustarmi l’arrivo in parata con quattro braccia alzate di due mie atlete in un campionato italiano. Ho avuto la fortuna di godermi quel momento, che alla fine ti ripaga di tutto”.
Più incerto ma egualmente emozionante il traguardo del campionato europeo di Nyon, con un altro successo di Sofia Bertizzolo. “Sofferto fino all’ultimo metro, in volata non si sa mai. Poi partivamo con le nostre sotto i riflettori. Hanno saputo tener testa ad una concorrenza agguerrita, padrone della corsa conquistata con un sprint serrato ma vincente”.
Proprio nel successo della Bertizzolo in terra elvetica, con il tricolore coperto dalla maglia di campionessa europea, Casarotto trae motivo per un’altra arma vincente della stagione. “Se il gruppo, la squadra è stata fondamentale, altrettanto e forse di più è stata l’umiltà con cui abbiamo affrontato tutta la stagione. Quando si conquistano obiettivi importanti verrebbe facile sedersi, rilassarsi nei successi ottenuti. Invece ho avuto la fortuna di lavorare con ragazze mature, capaci di darsi obiettivi e raggiungerli, di rimettersi sempre in gioco, di imparare e cogliere spunti importanti dalle esperienze ed anche dagli errori fatti. È stato così per tutte, anche per le ragazze che magari si sono fatte vedere meno, ma che devo ringraziare al pari di quelle che ci hanno regalato grandi gioie. Parlo di Marchetti e Simeoni, grandi lavoratrici specie nelle fasi centrali di gara. Poi Pillon e Campagnaro: quest’ultima partita molto bene, ha conquistato tanti piazzamenti, pedina fondamentale nelle fasi finali di tante corse con compiti delicati di controllo nei gruppetti delle inseguitrici”.
Non una squadra a due punte, dunque, ma Breganze Millenium si è mossa sempre a favore di chi stava meglio e poteva cogliere l’occasione giusta. “A Valvasone Sara Pillon è andata a podio con il terzo posto e la Beggin ha lavorato tutto il giorno – prosegue Casarotto – ed a Racconigi abbiamo vinto con la Strozzo, con un grande lavoro ancora della Beggin, vincente otto giorni prima con un grande finale in coppia con la Bertizzolo a Bottanuco. La vittoria della Strozzo dimostra come lo spazio ci sia stato per tutte e la felicità per la vittoria di Francesca è stata grande per tutti noi”.
Due i capitoli a parte che hanno strappato a Casarotto qualche lacrima. “Le Olimpiadi giovanili in Cina ed il Mondiale. Avere una propria atleta che sale su un podio olimpico ripaga di tutto, come il campionato italiano di Varese. Sentire raccontare la Beggin dell’esperienza olimpica, le sue emozioni, i ricordi, qualche amarezza e le gioie provate è stato splendido. Non pensavo di arrivare a tanto, ad una medaglia d’oro che per noi ha un peso che va al di là della sostanza. Con una ragazza di primo anno come Sofia Beggin, davvero una soddisfazione immensa.
Poi il Mondiale di Ponferrada. E lì, dietro le transenne, l’ultimo chilometro l’ho quasi pedalato con la Bertizzolo. Con un pizzico in più di esperienza e di scaltrezza forse avrebbe potuto farcela, forse quel bell’argento sarebbe potuto diventare oro. Ma abbiamo dimostrato anche in Spagna di essere ai migliori livelli mondiali, soprattutto quando c’è da fare selezione importante sulla testa della corsa. Tornare dai Mondiali con un argento mi ha fatto sentire orgoglioso”.

Se le prestazioni e l’interpretazione della corsa sono state spesso corali, l’entourage ha seguito questa filosofia. “Le responsabilità delle scelte tecniche in corsa me le sono sempre prese in prima persona ma una stagione così – ci tiene a precisare Casarotto – è stata possibile grazie a splendidi collaboratori che hanno speso tanto tempo libero e tante domeniche per lavorare con noi, seguire e gioire per le belle vittorie ottenute. A loro un grazie speciale per la dedizione e la professionalità”.
È tempo di guardare avanti, pensare al 2015 con la stessa filosofia di sport, la stessa organizzazione e la stessa squadra. “Ripartiremo con la stessa squadra, con i due soliti importanti concetti basilari con cui ricominciare già dall’inverno: il gruppo e l’umiltà. Ripartiremo da zero, riproponendoci nuovi obiettivi, con qualche nuovo innesto. E nei momenti duri faremo affidamento ai ricordi ed ai risultati di tutta questa bellissima stagione!”.

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