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Elia Viviani passa alla Sky pensando a Rio


Il team di Brailsford una garanzia per la continuazione del progetto olimpico – Il prossimo impegno la prima prova di Coppa del Mondo in Messico dal 7 al 9 novembre

Elia Viviani è a Sky. Ha sottoscritto un biennale con lo squadrone di Brailsford, quello che ha vinto i Tour 2012 e 2013 con Wiggins e Froome. Il passaggio garantisce «la continuazione del progetto olimpico». Sky, alle spalle, ha grande esperienza nella pista «ed è una grande sicurezza per me».Elia, che ha in testa i Giochi di Rio de Janeiro 2016, non poteva trovare di meglio. Non avrebbe trovato di meglio in altre formazioni che pure l’avevano cercato, una volta che aveva deciso di non passare alla Garmin (dove è confluita la Cannondale, ma che non gli assicurava il sostegno necessario per l’attività su pista). «Sky – dice Elia – è un bell’aspetto per la mia carriera, mi aiuta molto sia per la strada, dandomi un “treno” di grandi corridori per le volate, sia per la pista, sostenendo il mio progetto verso Rio».
– Si è letto anche di Viviani quale uomo immagine Sky per l’Italia.
«Quello potrà essere uno step successivo. Gran parte del team è italiano. Sky Italia partecipa molto alla squadra. Pinarello è uno sponsor di prestigio, altri sponsor sono italiani. Avere in squadra due italiani come io e Puccio, era importante».
– Ha già avuto contatti con la nuova squadra?
«Sono stato in ritiro tre giorni a Londra, a un meeting per fare gruppo. Siamo anche andati in barca a vela. Esagerati? No, giusti sul fatto di voler che il corridore pensi solo alla bici, a fare il corridore, al resto pensano loro. C’è da stare due ore in aeroporto? Sky ti prende un taxi per arrivare all’ultimo momento. Ti fornisce di viaggio, telefonino, computer, insomma è una vera e propria azienda. Vuole siamo sempre rintracciabili e aggiorna i nostri file srm di allenamento».
– Sky significa anche modo diverso di fare ciclismo, tra lodi e critiche per la sua condotta in gara.
«Sinora, Sky ha sempre badato pressoché esclusivamente alla classifica. Froome, quest’anno, è arrivato 2° alla Vuelta, ma non ha vinto. Sky ha capito che non era il caso di andare avanti sempre così e ritiene che uomini veloci come io, Swift e altri possano essere delle soluzioni vincenti in tappe piane o miste. Qualcosa, insomma, sta cambiando».
– Sky è sempre stata attenta alla pista.
«L’attività l’ho sempre fatta anche alla Cannondale, ma dovevo un po’ arrangiarmi. Qui, invece, avrò l’assistenza della squadra, di gente che conosce la pista ad alto livello e che potrà aiutarmi su tante cose, vedi bici e aerodinamica. Posso trarne vantaggio nell’avvicinamento alle gare olimpiche».
– L’obiettivo è l’omnium. Il punto debole il chilometro da fermo: potrà lavorarci sopra per migliorarlo?
«È la specialità più difficile perché, essendo uno stradista, avrei la necessità di effettuare lavori specifici che non posso fare a febbraio-marzo per poi correre Tirreno-Adriatico e Sanremo. Valuteremo. Non potrà essere una crescita progressiva, ma bisognerà far sì che il mio miglior chilometro sia quello di Rio. Lavoreremo sullo specifico dopo l’ipotetico Giro d’Italia 2016, in quei due mesi che ci separeranno dai Giochi. Prima, invece, potremo lavorare sull’inseguimento e il giro lanciato».
– Froome sembra intenzionato a partecipare al Giro. La scelta potrebbe mettere in dubbio la sua presenza alla corsa rosa?
«Spero di no, in teoria no anche perché Sky Italia è interessata al Giro. I programmi non sono stati ancora fatti e, a Sky, ti tengono in allerta su tutto. Faccio presente, anche se al Tour 2015, c’è solo una minicrono, nel 2012 Froome ha vinto la corsa in salita».
– Come valuta la sua stagione?
«Non è stata negativa perché ho colto sei vittorie, tra le quali di particolare significato quelle in Turchia, dove ho battuto Cavendish, e in Colorado. Ma, certo, non ho raggiunto gli obiettivi di una medaglia al Mondiale nella corsa a punti e di una vittoria di tappa al Giro. Diciamo, stagione non negativa, ma giusta per quello che posso dare. Da due anni inseguo vanamente una tappa in un grande Giro».
– Li ha già corsi tutti tre: differenze per un velocista?
«Al Tour, ci sono tanti arrivi in volata. Al Giro è più difficile arrivare allo sprint e il velocista deve pensare a superare le salite. La Vuelta è molto più soft, meno stressante, ma anche lì le volate bisogna guadagnarsele perché una vera tappa per velocisti c’è solo a Madrid. Diciamo che il Tour può essere la corsa con più stimoli per un velocista, ma per un italiano il Giro è il Giro».
– Obiettivo centrato in Guadalupa.
«Ho cominciato nel migliore dei modi perché ho conquistato quei punti che mi permettono di fare le altre manifestazioni mondiali con tranquillità. È stato il titolo europeo di maggior valore perché segna l’inizio del cammino verso Rio. Il presidente del Coni Malagò si è complimentato. Si entra nell’ottica olimpica e spero di far parte del gruppo in grado di portare medaglie all’Italia».
– Prossimi impegni?
«Prima prova di Coppa del mondo in Messico il 7, 8, 9 novembre. Poi là per 10 giorni di vacanza. Salterò la 2^ prova di Coppa del Mondo e parteciperò alla terza, a Calì, solo se il ranking mondiale si mettesse male per l’Italia».

Renzo Puliero (Photobicicailotto)

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