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NORMA GIMONDI E CARLO ROSCINI OGGI A PRATO HANNO ESPOSTO I LORO PROGRAMMI

 

CASTELNUOVO DI PRATO.- Al Circolo di Castelnuovo alla periferia di Prato l’incontro di Norma Gimondi e Carlo Roscini, entrambi candidati per la presidenza della Federazione Ciclistica Italiana alla prossima assemblea nazionale del 14 gennaio a Rovereto. Incontri distinti e separati, quanto partecipati, con dirigenti e sportivi ma soprattutto con i delegati della Toscana organizzato da Andrea Vezzosi. Tra i presenti il presidente del Comitato Regionale della Toscana, Giacomo Bacci (con i vice Maria Bruni e Del Balio ed il consigliere Marchesini) e delle Marche, Lino Secchi. Numerose le convergenze tra i due e qualche distinguo. Sia Norma Gimondi che Carlo Roscini hanno detto che le rispettive candidature non sono contro qualcuno, ma nascono dalla esigenza di cambiamento del quale la Federazione ha assoluto bisogno e che sono stati entrambi sollecitati a farsi avanti.

Per Norma Gimondi che ha impiegato quattro mesi prima di decidere se candidarsi o meno, “sono inconcepibili 85 delibere presidenziali, evidentemente c’è qualcosa che non va”. Priorità assoluta per lei, la riforma dello Statuto, la revisione della normativa sui Comitati Regionali, l’introduzione del federalismo fiscale per decentrare parte delle risorse. Ha parlato poi del declino del movimento professionistico, della necessità di un’assemblea a metà del quadriennio olimpico, e che a votare debbono essere le società con i loro dirigenti e non i delegati. Ha parlato del settore amatoriale dove la Federciclismo è stata superata dagli Enti, “bravi e meno costosi”, della sicurezza delle gare, dell’attività su pista e nel mountain bike, disciplina che vede “la Federciclismo lontana dalle società”, della giustizia sportiva che “deve essere imparziale” del ciclismo femminile “fiore all’occhiello del nostro ciclismo, ed allora c’è da chiedersi perché nessuna delle brillanti azzurre è testimonial di qualche azienda come succede con alcune campionesse di altri sport. Occorre managerialità e intraprendenza”.

CARLO Roscini ha soprattutto incentrato il suo lungo intervento su quello che è stato il lavoro in seno al Consiglio Federale negli ultimi anni, di cose non fatte, oppure fatte male. “Occorre che la Federazione Ciclistica torni da dove è partita. E’ necessario dare spazio alla base, ai Comitati Regionali, al territorio, occorre ascoltare le società. Come è possibile che non ci siano più alcuni Comitati Regionali come la Calabria, la Basilicata, il Molise. Evidentemente non c’è stato al momento opportuno l’intervento che era necessario. La Federciclismo che conta poco nel CONI e nell’Unione Ciclistica Internazionale, deve essere guidata in maniera diversa, vicina alla base, necessita di cambiamento, occorre far prevalere le idee, e questo è il motivo per cui ho deciso di candidarmi, non contro Renato Di Rocco, ma per provare a cambiare”.

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