NEWSPROFESSIONISTI

CANNONDALE TEAM : FINE DI UNA STORIA A RISCHIO 40 DIPENDENTI

cannon2014

Una quarantina di italiani che rischiano il posto di lavoro. L’ormai annunciata fusione tra Garmin e Cannondale significa anche questo. Perché nella squadra per il 2015, che avrà matrice americana e sarà diretta da Jonathan Vaughters, ci sarà spazio per qualche nostro corridore (ma neppure tutti, come vedremo). La situazione del personale, nel senso di staff del team, è molto più complessa. Anche perché alla fine della stagione non manca poi molto e, per il 2015, sono diverse le realtà i cui posti nell’organigramma sono tutti o quasi occupati. E la Garmin il suo personale già ce l’ha.  Così il rischio della disoccupazione potrebbe concretizzarsi. Guardarsi attorno, mandare curricula, proporsi è il minimo. Essere preoccupati, normale.

Atleti corridori. Basso (Tinkoff), Sabatini (Omega-Quick Step), Damiano Caruso e De Marchi (Bmc) si sono già accasati. Bettiol, Formolo, Marangoni, Moser, Villella e Viviani avevano un contratto anche per la prossima stagione e, salvo sorprese, sembrano destinati a fare parte del nuovo team. Ma cinque italiani, un terzo dei 15 attualmente in organico  — Gatto, Longo BorghiniMarcato, Ratto Salerno— devono cercarsi    un’altra squadra.

Staff.  L’incidenza di italiani nello staff è molto più marcata, sfiora il 90 per cento. A cominciare dal team manager, Roberto Amadio, e dai direttori sportivi: 5 (Zanatta, Mariuzzo, Scirea, Conte, Volpi) su 6. E a questo proposito, tra l’altro, alla Gazzetta risulta che Stefano Zanatta stia parlando con il Team Sky per la prossima stagione. Continuando, sono italiani 10 massaggiatori su 12, 9 meccanici su 10, un addetto stampa, una segretaria, 3 medici, 2 autisti, 2 allenatori. E così si arriva attorno al numero totale di quaranta persone — famiglie — dal futuro incerto.

Irritazione. All’interno del team non si nasconde l’irritazione per il modo in cui l’anima americana di Cannondale ha gestito la fusione. Notizie in tal senso  erano già ampiamente trapelate durante il Tour de France, ma nei confronti dello staff la questione è sempre rimasta in sospeso, nel vago. Quanto di peggio ci possa essere, perché prima riesci a sapere che devi cercarti un altro posto di lavoro e più possibilità hai di trovarlo. Le professionalità all’interno dello staff sono buone, in alcuni casi elevate. Ma il tempo stringe. C’è la crisi. Niente è facile. 

da «La Gazzetta dello Sport» del 25 settembre 2014 a firma Ciro Scognamiglio

Condividi