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Gastone Nencini il toscano delle meraviglie – Omaggio a un campione senza tempo

In occasione del passaggio del Giro d’Italia da Campi Bisenzio, l’amministrazione comunale, con una mostra fotografica nel foyer del teatro Dante Carlo Monni, dal 23 aprile al 18 maggio rende onore a Gastone Nencini, protagonista di una storia sportiva, che appassionò milioni di persone. L’atleta toscano, che ha vinto le corse più importanti al mondo, si impose a cavallo degli anni Cinquanta – Sessanta come uno dei più straordinari interpreti dell’età dell’oro del ciclismo internazionale.

Un corridore completo, coraggioso e leale, che per il suo modo di correre istintivo e passionale, senza le regole e la furbizia del freddo calcolatore, ha dato origine all’era del moderno ciclismo. Strategie e piani di chi credeva di avere il monopolio tattico della corsa, venivano costantemente abbattuti dall’incontenibile energia del campione toscano.

Un carattere, Gastone Nencini, che ha portato alto il nome dell’Italia nel mondo, per le sue impareggiabili qualità atletiche e per il carisma della persona concreta, che alla superficialità dell’apparire preferiva la concretezza dell’essere. Sembrava, infatti, che le sue sfide maggiori non fossero contro gli avversari ma contro se stesso, nel tentativo, ogni volta, di superarsi per raggiungere le vette dell’impossibile.

Elisabetta Nencini, figlia di Gastone e curatrice della mostra, attraverso un emozionante racconto fotografico, ne ripercorre la storia sportiva, delineando le fasi più significative della prestigiosa carriera. Un percorso visivo dinamico che induce a osservare la forza dell’atleta in sintonia perfetta con la sua bicicletta. Un connubio insuperabile in cui spazio e tempo si annullano sotto la forza muscolare del campione, una sinergia assoluta che costituisce un complesso plastico, un’opera d’arte che può essere solo ammirata è contemplata. Ed a questa mostra ci sarà anche la bicicletta con la quale Gastone Nencini vinse il Giro d’Italia del 1957, la prima vera bici costruita su misura da Ernesto Colnago.

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