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L’australiano Sefton Clyde ricorda il salto al professionismo nel ’77 grazie ad Ivano Fanini (Gallery 24 foto)

 

DI VALTER NIERI DA GAZZETTA DI LUCCA

Può succedere di ritrovarsi a parlare di ciclismo e del momento più cruciale della carriera legato a ben 47 anni fa per un australiano, Sefton Clyde, venuto in Italia per assistere alle ultime tre tappe del Giro d’Italia dello scorso anno e al trionfo dell’amico e connazionale Jai Hindley. Alla gioia per un evento unico essendo Hindley l’unico australiano ad aver vinto la corsa rosa nella sua storia ultra centenaria, Sefton Clyde ha proseguito la sua tournée italiana recandosi a Lucca dove nella 23.a edizione del Premio Fedeltà allo Sport ha incontrato Ivano Fanini e con questi ricordato il momento saliente della sua carriera ciclistica, quando, venuto a correre in Italia per cercare di arrivare al professionismo, trovò grazie all’attuale patron di Amore e Vita la persona giusta per fare il grande salto tanto ambito da tutti i buoni ciclisti.

“Non mi era stato sufficiente – dice Sefton Clyde – nemmeno vincere la medaglia di argento ai Giochi Olimpici di Monaco 1972, per trovare una squadra che mi concedesse fiducia. Sono tra l’altro l’unico australiano della storia ad aver vinto una medaglia olimpica su strada. Ma il mio sogno, era allora, come oggi per i giovani che vogliono arrivare, passare professionista. Nel 1976 mi prese a correre alla Fanini – Mobiexport il patron lucchese, che a quel tempo non aveva ancora dato vita a squadre professionistiche, ma già aveva un fiuto enorme per i buoni corridori”.

E allora cosa accadde?

“L’amico Fanini alla vigilia del Trofeo Ezio Del Rosso mi disse: se vinci oggi ti faccio passare professionista. Vinsi quella gara e a fine stagione si avverò il mio sogno e anche la previsione di Fanini che caldeggiò il mio passaggio alla Fiorella Mocassini e quindi nel ’77 diventai il primo ciclista australiano a correre nel professionismo in Italia”.

Quante volte si è rivisto con Fanini?

“Due-tre da quando 46 anni fa corsi per lui. Quando l’amico Hindley ha vinto il Giro ed abbiamo festeggiato assieme, ho avvertito la notizia del Premio Fedeltà allo Sport di Lucca, con Bugno, Chiappucci, Allocchio, Cimini e Ivano Fanini e quindi mi sono fatto avanti per poter essere invitato. E’ sempre un piacere stare ad un tavolo con Ivano, colui che ha portato il ciclismo professionistico in Australia, quando ancora oltre Oceano non sapevano cos’era.”

L’IMPULSO AL CICLISMO AUSTRALIANO DI SHAYNE BANNAN E MATT WHITE, EX CORRIDORI DI FANINI

Si spieghi meglio.

“Ivano Fanini consentì all’Australia di avere la prima squadra professionistica e in Italia i primi australiani a correre da professionisti li portò lui. Gli stessi Shayne Bannan e Matt White, grandi manager che con le loro squadre hanno dato un impulso al nostro ciclismo sono ex corridori di Ivano Fanini. Matt White corse con Amore e Vita nel 1998 cogliendo le sue prime vittorie da professionista aggiudicandosi la 5.a tappa Tour of Tasmania, il Memorial Joseph Sunde ed il Trofeo Alvaro Bacci mentre Bannan da dilettante vinse anche il Trofeo Matteotti. Acquisendo esperienza sono poi riusciti negli ultimi 30 anni a formare alcune tra le squadre più forti al mondo. Partendo da lontano quindi la cultura del ciclismo nella mia nazione l’ha portata Ivano Fanini. Proseguendo nel tempo siamo arrivati a vincere per la prima volta il Giro d’Italia con il mio amico Jai Hindley. Una gioia immensa per me aver assistito dal vivo al suo trionfo ed averlo incontrato subito dopo in albergo”.

UNA CARRIERA PER SEFTON CLYDE LEGATA AI SUCCESSI NELL’HERARD SUN TOUR

Anche da questa storia si capisce quanto Ivano Fanini sia un marchio di fabbrica nel ciclismo internazionale. Molti i successi ottenuti dalle sue squadre in 37 anni di professionismo, ma anche in un decennio quando prima ancora gestiva squadre di dilettanti. Fanini è un contrassegno originale che un’impresa applica ai suoi prodotti, alle sue scelte ciclistiche ed al suo fiuto sui giovani che ha valorizzato investendoci sopra, facendoli sentire come il palmo dei suoi guanti. Ne sa qualcosa Sefton Clyde, come ci ha del resto raccontato in questo simpatico incontro al Premio Fedeltà allo Sport di Lucca dello scorso anno. Clyde come ricorderanno i meno giovani, oggi infatti è un distinto signore di 72 anni, dopo la Fiorella Mocassini corse per la Zonza, San Giacomo, Alfa Lum e Malvor prima di attaccare la bicicletta al chiodo. Viene ricordato per gli 11 successi di tappa all’Herard Sun Tour nello Stato di Victoria in Australia vincendo anche la classifica finale nell’edizione del 1981. A 32 anni mise fine alla sua carriera dedicandosi a costruire case in legno ed oggi possiede una fattoria trascorrendo la sua pensione a contatto con la natura in un paese dove la natura è un vero spettacolo con le sue formazioni rocciose e pilastri calcarei che si ergono sulla sabbia.

Rimpianti se tornasse indietro?

“Nessuno. Anzi solo privilegi. Quelli di aver corso a lungo in Italia e aver preso un po’ di quel carattere socievole che avete voi italiani e quel senso di saper vivere bene grazie anche ad un clima salutare con il sole che è l’ormone principale del buonumore. Per la mia carriera ciclistica va bene così. Ho vinto in base alle mie possibilità raggiungendo grazie a Fanini lo scopo di correre professionista.”

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